Anticamente chiamata Briosa, poi Bauso è una piccola cittadina affacciata sul mar Tirreno.
Villafranca Tirrena diventò comune autonomo nel 1825 mantenendo il nome di Bauso fino al 1929, qundo cambiò nome nell'attuale Villafranca Tirrena associando i due paesi di Calvaruso e Saponara (quest'ultimo divenuto autonomo nel 1952). Le prime notizie documentate risalgono al 1271 quando re Carlo d'Angiò assegnò a Pierre Gruyer il feudo Bàusus, precedentemente appartenuto a Enrico de Dissinto. In epoca aragonese il feudo Bauso insieme al vicino Calvaruso appartennero a varie famiglie nobili ( Manna, Gioeni, Giovanni da Taranto) fino ad arrivare al 1399 al tesoriere del Regno Nicolò Castagna, alla morte del quale i feudi andarono in dote alla nipote Pina e per via femminile passarono prima ai Bonifacio e poi ai Ventimiglia, La Grua, Pollicino, Merulla e Spadafora. Nel 1548, la baronia di Bauso, fu acquistata da Giovanni Nicola Cottone. Nel 1590 Stefano Cottone vi fece ricostruire il castello, nel 1591, l'imperatore Filippo II elevò il feudo di Bauso a contea e nel 1623 Filippo IV di Spagna investì Giuseppe Cottone del titolo di principe di Castelnuovo (altro nome del contado di Bauso). Nel Settecento, l'Abate Vito Amico ci informa che il territorio di Bauso era coltivato a frutteti e a gelso. e che l'aria era malsana. Da altri documenti sappiamo che il paese, col suo fondaco situato nell'attuale Piazza Dante, all'epoca Piazza del Fondaco, attivo già nel sec. XVI, era punto di sosta lungo la strada Palermo-Messina. Nel 1819, la terra di Bauso e il castello con l'annesso titolo di principe di Castelnuovo, furono venduti da Carlo Cottone Cedronio a Domenico Marcello Pettini, ex giudice della Gran Corte Civile di Palermo, il quale l'acquisto per 9.000 onze.
Geografia
Il territorio di Villafranca Tirrena confina a Nord con il Mar Tirreno, a sud-est con il comune di Messina, a nord-ovest con il territorio comunale di Saponara. Il territorio altimetricamente si estende tra la quota 0 e 828 ms/n, prevalentemente formato da zone collinari che lasciano spazio in prossimità del litorale, ad una zona pianeggiante sulla quale sorge gran parte del centro urbano. La maggior parte del territorio comunale è utilizzato a colture specializzate (agrumeto vigneto, uliveto). Lungo il confine est del territorio corre la fiumara Gallo che divide il comune di Messina con quello di Villafranca. Nella parte ovest del territorio ci sono i torrenti Calvaruso e Santa Caterina; il primo parte dalle colline soprastanti Calvaruso e scende fino al Mar Tirreno, il secondo ha le sorgenti delle colline di Saponara e Calvaruso e sotto il caseggiato di Bausom presso la S.S. confluisce nel primo dando origine ad un unico delta.
Il Castello di Bauso
"Ascoltate - mi disse - non dimenticate di fare una cosa quando andrete da Palermo a Messina per mare o per terra. Fermatevi al piccolo paese di Bauso, vicino alla punta di Capo Bianco. Di fronte ad un albergo troverete una strada in salita che termina a destra con un piccolo castello a forma di cittadella. Alle mura di quel castello si trovano appese due gabbie: una è vuota, nell'altra biancheggia da vent'anni la testa di un morto. Domandate al primo viandante che incontrerete la storia dell'Uomo a cui appartenne quella testa e avrete uno di quei racconti completi che dipingono tutta una società, dalle montagne alla città, dal contadino al gran Signore...."
Alexandre Dumas "Pascal Brunò" 1838
Castello del Conte: è detto Castelnuovo, e da esso, che è signoreggiante il paese, prese titolo il principato, che nel parlamento generale di Sicilia occupò il XXXI posto. Vi si accede da un lato percorrendo tutta l'amenesissima villa, nella quale i viceré spagnoli solevano riposarsi nei loro viaggi da Palermo a Messina, e dall'altro di fronte l'attuale chiesa madre. Su quest'ultima porta del merlato castello si legge la seguente iscrizione: D.O.M. Arcem hanc fideliss, ad arcendas terra marisq. hostium incursiones Sthephanus Cottonius Bavusj III Dus Comes a fundamentis ferie IX erexit Anno a partu Virg. CIO IO XC(fonte:Dizionario illustrato dei Comuni di Sicilia; Francesco Nicotra, 1907).
La Statua Lignea dell'Ecce Homo di Frate Umile da Petralia
“A Cabbarusu c’è u Signuri”, questa è una delle espressioni comuni che indicano la fede genuina, schietta e popolare che lega la gente del luogo al Santuario di Gesù Ecce Homo. Intorno alla statua aleggia un mistero che rende ancora più mistico il luogo stesso. La statua in legno del Crocefisso fu commissionata dal Principe Don Cesare Moncada a Frate Umile da Petralia, noto sculture e crocifissista del tempo. Il mistero comincia dalla scelta dell’albero di cipresso dal quale il frate avrebbe dovuto trarre la scultura ma nessun albero sembrava adatto fin quando non comparve, improvvisamente, un cipresso dalle foglie luccicanti e quest’apparizione venne interpretata come un miracolo. Frate Umile aveva, inoltre, delle abitudini particolari, infatti, era solito chiudersi nel suo laboratorio, non permettendo a nessuno di entrare, e prima di cominciare a scolpire soleva sottoporsi a pratiche ascetiche. Egli,infatti, chiese al Principe una stanza del castello nella quale dedicarsi al suo lavoro; dopo un pò di tempo il Principe chiese come procedeva il lavoro e il Frate rispose che entro poco tempo il Cristo sarebbe stato completato e sarebbe stato possibile, così, portarlo in processione alla chiesa del convento. Passarono pochi giorni e il Frate consegnò al Principe le chiavi della stanza pregandolo di non entrare prima della processione. Il Principe fece questa promessa ma la Principessa, spinta dalla curiosità, convinse il marito a entrare e inesprimibile fu la loro meraviglia quando videro che la statua era tutta rifinita tranne che nel volto, nonostante il Frate avesse loro assicurato che era pronta. Giunta l’ora della processione la stanza fu aperta e i Principi, consapevoli dell’aspetto precedente, furono ora estasiati dal suo volto, come se a ultimarla fossero stati gli angeli. Quale sia il limite tra realtà e leggenda non possiamo dimostrarlo, possiamo solo dire che, di chiunque sia l’opera, il Cristo è ritratto in un contegno regale nonostante le sofferenze inflitte dalla flagellazione e il dolore è ancor più spiritualizzato dall’espressione del volto che racchiude il mistero della resurrezione e della vittoria finale sulla morte.
Altri Monumenti
* "La fontana dei leoni" attribuita alla Bottega di Giovanni Angelo Montorsoli
* Il palazzaccio di Pasquale Bruno
Chiese
Chiesa Nostra signora di Lourdes
Chiesa S. Gregorio Magno
Chiesa Madre (Castello)
È dedicata a S. Nicolò. Si osserva una pregevole croce dipinta, col Crocifisso della Madonna degli angeli, del sec. XVII, d'ignoto autore, e la statua di S. Nicolò, in legno, eseguita nel 1859 dal messinese Mollica (Fonte: Dizionario illustrato dei comuni di Sicilia; Francesco Nicotra 1907).
Chiesa Madonna delle Grazie
Chiesa S.Margherita (Calvaruso)
Il tempio a tre navate è minacciato dall'alto campanile, che danneggiato recentemente dai terremoti, tende a crollare, perciò si è dovuto abbandonare tutto il cappellone e innalzare a metà della chiesa un altare provvisorio. Ai due lati dell'abside sono due affreschi rappresentanti episodi della vita di Santa Margherita. Di maggior pregio è una tavola di Santa Lucia, collocata nella parte destra del tempio, dipinta da Marco Antonio Veneziano e nella quale vi è l'iscrizione Marco Antonio Venetiano 1582 oc opus fieri fecit Pietrus Mortelliti. Nella cappella del Rosario si conserva anche un'altra pregevole tavola rappresentante la Vergine titolare. Nel tetto l'anno 1761 fu dipinta da Scipio Manni la "Presentazione al Tempio". Presso l'altare maggiore vi è una moderna e bellissima statua in legno di Santa Margherita, scolpita nel 1871 dall'artista messinese Michele Cangeri.
Chiesa S. Antonio di Padova
Santuario Ecce Homo (Calvaruso)
È degna di nota, principalmente, la meravigliosa immagine dell'Ecce Homo, scolpita in legno di cipresso nel 1634 dal monaco artista Giovan Francesco Pitorno dei padri osservanti detto frate umile da Petralia. Il simulacro è di molto artistico pregio, benché soverchiamente doloroso di effetto (la statua fu collocata su una base girevole per poter essere osservata da tutti i lati. E poiché nelle sacre funzioni eccitava i piati degli astanti e per la pietà che desta fu cagione una volta che una donna incinta si sgravò in chiesa, l'Arcivescovo di Messina proibì il giro del simulacro che fu piantato sulla base con un perno di ferro). Sull'altare maggiore è collocata una gran tela rappresentante l'Assunzione della Vergine con in piedi le immagini di San Francesco di Assisi, Santa Chiara, Santa Margherita e Sant'Anna. L'altare medesimo è decorato di una delle solite artistiche custodie intagliate, e intarsiate di madreperla, che trovasi presso gran parte delle chiese francescane. In una delle pareti della chiesa notasi una pregevole piccola tela con l'immagine della Vergine, di qualche valore artistico; ed in una delle cappelle una statua dell'Immacolata. Vi si conservò un tempo un crocifisso di Frate Umile, (che più tardi fu sostituito dall'Ecce Homo), e che oggi, perché allora mal custodito, è ridotto ad un informe masso di legno corroso. Nelle parti del chiostro vi sono dipinti in affresco molti episodi della vita di santi francescani ed alquanti ritratti di frati dell'Ordine, fra i quali è quello di fra Umile nell'atto di scolpire il Cristo, cui sottostà la seguente iscrizione in alcune parti cancellata dal tempo: Il ven. servo di Dio frat. Humile da Petralia sup. scultore clarissimo scolpì in Sicilia ... immagini del SS. Crocifisso e tutti oprano miracoli, digiunava scolpendo in pane ed acqua, spargendo continua largizione, meditando l'acerbissima passione, fra le quali fu questo del n.ro SS. Ecce Homo, che conforme accettò D. Cesare Moncada, primo principe di questa terra, havendo tenuta la sera nascostamente la statua tutta tinta eccetto la testa, quale solamente era sbozzata, si prese gran fastidio per haversi da fare la processione, la mattina si vide con gran stupore la testa miracolosamente formata, e .... il fatto .... con lagrime di devozione .... Mori .... miracoli.
Chiesa Madonna Della Candelora (Serro)
Musei
Inaugurato nel 2004 dopo una convenzione stipulata fra l'Amministrazione Comunale e il Dottore Paolo Badessa, il "Museo della Medicina e degli strumenti medicali" è sito in una palazzina in stile liberty di via Rovere. All'interno vi sono collocati circa 200 reperti di alto valore scientifico, databili fra la fine del '700 e il 1940, in delle apposite teche.
Nella collezione vi sono alcuni oggetti la cui rarità e legata soprattutto alla loro stessa fragilità o deperibilità dei materiali. Per esempio, l'estrattore di calcoli vescicali, in una sua importante parte è costituito da "crini di cavallo" molto appetiti dalle tarme. Per inciso, di tale strumento perfettamente conservato, ne esistono, di cui si sappia, solo due esemplari, uno al Museo del Royal College of Surgeons e l'altro qui a Villafranca.
Un altro esempio di materiale deperibile sono i palloni respiratori delle maschere di Ombredanne, che sono ottenuti da vesciche di maiale essiccate.
A proposito di tali apparecchi di Ombredanne si fa osservare una peculiarità: nel Museo di Villafranca vi sono quattro di tali apparecchi identici nella concezione tecnica ma diversi nelle fogge perché costruiti in Nazioni diverse.
E' da notare che nei Musei più prestigiosi, hanno al massimo solo due di tali apparecchi. Un'altra cosa importante da ricordare è che qualunque strumento con manici di avorio, corno o ebano risalgono tutti a prima che nascesse l'idea della sterilità e della disinfezione, quindi nella seconda metà dell'800.
Feste, sagre e ricorrenze
5 dicembre "U vamparizzu i Santa Nicola"
L'Antica tradizione villafranchese del «Bamparizzu» si ripete il 5 di Dicembre alla Vigilia del Patrono San Nicola. La manifestazione ha carattere storico-culturale e prende vita nel pomeriggio quando dei ragazzi in abiti da pescatori cominciano a trascinare a piedi nudi una barca addobbata con fiori e vecchie lanterne facendola scivolare sulle tipiche falanghe in legno per le vie del paese, dalla marina fino a Piazza Castello, questo come segno di buon auspicio e in onore di San Nicola. Dalla Piazza Castello, antistante la Chiesa Madre e il Palazzo Baronale, parte nel frattempo la Corte Principesca, preceduta da alcuni ragazzi in costume da alabardiere ed archibugiere e da cavalieri a cavallo. I pescatori e i nobili si incontrano davanti al Palazzo Municipale, e qui avviene la consegna delle chiavi del Castello di Bauso da parte del Principe ai pescatori come segno di benevolenza e rispetto. Successivamente la corte e i pescatori proseguono insieme il loro cammino fino a raggiungere la piazza Castello dove al loro arrivo si assiste all’accensione del falò.